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venerdì 30 settembre 2016

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE di Milan Kundera che ci salva


“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, romanzo cult degli anni '80, rispolverato qui per la sottile ironia, lo stile moderno e senza tempo dell’autore.

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un romanzo che Milan Kundera ha scritto nel 1984 e ambientato nella Praga del 1968, eppure è e sarà ancora a lungo di un’attualità senza tempo.
Perché? Semplice: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un romanzo che scandaglia tutte le principali debolezze/nefandezze di noi tutti senza per questo metterci direttamente sotto accusa, e il genio sta in questo.

Il contesto è storico ed importante: la cosiddetta “Primavera di Praga” e la successiva occupazione sovietica della Cecoslovacchia, ma i temi sono molto esistenziali e terreni: attraverso un “quartetto di personaggi” Kundera ci imbarca sulla nave di un viaggio fino agli abissi dei casini esistenziali di ognuno di noi, o se preferiamo (e noi lo preferiamo!) di quelli del chirurgo praghese di fama Tomàs che alterna a rotazione le sue amanti con cui però non vuole dormire e che quindi saluta e rimanda puntualmente a casa a mezzanotte e che non smette di vedere anche quando inizia una relazione/convivenza con Tereza, fotografa con un complesso di Elettra mai risolto e dedita al contrario del compagno a maratone metafisiche sul senso della sua vita e di quella di chiunque l’avvicini (ahimè). E poi ancora Sabina, amante di Tomas e pittrice anticonformista di straordinario brio a sua volta è amata da Franz, sfortunato Romeo versione praghese.

I destini dei quattro personaggi nell’Insostenibile leggerezza dell’essere si incrociano e si scontrano, lo stile è quasi cinematografico e i toni narrativi ed ironici alleggeriscono rivelazioni filosofiche difficilmente sostenibili per noi comuni mortali in diverso modo. 

La città di Praga, che in apparenza appare sullo sfondo è in realtà la patria da difendere dagli oppositori russi e da cui fuggire e poi tornare per un autore le cui opere dissacranti ed ironiche furono tolte dagli anni 70 in tutte le biblioteche pubbliche cecoslovacche e a cui, dopo essere emigrato a Parigi, gli viene tolta nel 1979 la cittadinanza cecoslovacca per “Il libro del riso e dell’oblio”. 
Uno “figo” Kundera insomma che non smette di ricordarci che magari sarà pure insostenibile a tutti noi che vogliamo complicarci a tutti i costi l’esistenza trovando sempre un significato a quello che ci accade, ma forse un significato profondo delle cose non esiste. E allora tanto vale procedere con leggerezza! 

Destinazione del libro: In viaggio verso PRAGA

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